Riaprire gli occhi
Eccoci: siedo e mi strofino le mani prima di scrivere queste prime righe sul nuovo sito: non tanto per soddisfazione di averlo davanti a me, poiché non si tratta di un’esperienza chiusa, finita, ma le strofino per scaldarmi, per cominciare finalmente a raccontare e a raccontarmi in maniera un po’ più estesa, meno “singhiozzante” che sui social.
Eppure, nonostante la voglia di farlo mi accorgo della difficoltà dell’iniziare dopo questo tempo – credo per tutti o molti di noi- come in sospensione fra due realtà: quella che grossomodo precede il 2020 e quella che sta sotto i nostri piedi e che verrà. Ci sono stati periodi storici che hanno scosso il mondo in ogni epoca e quello attuale direi che è quello che è toccato a noi, qui sulla Terra ora.
È da qui che ripartiamo.
Già…ripartiamo. Mi risuona nella mente questa parola e la parte più istintiva di me mi fa sentire le care, vecchie farfalle nello stomaco al pensiero di tornare a immaginare e progettare nuovi viaggi. Le possibilità di spostarsi lontano ci sono, anche se da prendere ancora con cautela, ma io non posso fare a meno di pensare alla mia buffa sorte: ecco davanti a me, quasi forzatamente, il miglior momento per scoprire l’Italia e dedicarcisi senza distrazioni esotiche e mete lontane, il momento per dedicarsi alle ricchezze naturali del Paese in cui sono nato e al quale faccio sempre ritorno.
Come non pensare ai 10 mesi passati a piedi sulle catene montuose italiane insieme al mio fedele amico a quattro zampe, Pulce…? Un cammino piuttosto lungo che meritarà un capitolo a parte.
Pensandoci, la vita è un po’ ironica: dopo i mesi trascorsi a percorrerlo, mi ritrovo nelle condizioni attuali che mi portano a pensare che quei mesi e la mia modalità di viaggiare lentamente non siano bastati a conoscere l’anima di un Paese .
Comincio a credere che scegliere di stringere il campo d’azione, dal percorso intero, ad aree più ristrette per godermi più approfonditamente e con più calma alcune delle zone attraversate lungo il cammino, con relativi odori, sapori e panorami sia un’ottima idea di viaggio futuro; chissà, forse stringere nuovamente le mani di chi ho incontrato sul sentiero, mirare un punto nel panorama già visto e tornare a raggiungerlo, tornare ad aprire gli occhi per rivedere bene nella mia memoria tutti i paesaggi e le esperienze vissute.
E’ così che ho trascorso questi ultimi mesi, aspettando che in tutta questa confusione di accadimenti, voci, incertezze e attese, i miei occhi tornassero ad aprirsi.
La famigerata wanderlust, la voglia di viaggiare, quell’invisibile spinta.
È dentro, latente -mica tanto latente a dire la verità- e aspetta scalpitante di potersi manifestare perché, dopotutto, ogni progetto di avventura è un concepimento.
Ogni partenza è una gestazione e ciò che si vive dentro di sé accade sempre in vista di una rinascita che saremo in grado di vedere come tale soltanto una volta che del Tempo è passato.
Quest’ultimo si rivelerà a sua volta un cammino che nutrirà in noi la forza per affrontare quello che segue; consapevoli che le nostre paure saranno naturali ostacoli lungo il percorso e ci riveleranno l’importanza di ogni esperienza, ci sproneranno a non rimandare la realizzazione dei nostri sogni, anzi, avremo un nuovo punto forte di partenza dal quale, con la carica dettata dall’entusiasmo della nostra anima e dai colori che i nostri occhi vedranno, ricominceremo a camminare.